I MILLE PERCHÉ - TECNOLOGIA - L'ERA DEL COMPUTER

PERCHÉ SI PARLA DI RIVOLUZIONE TELEMATICA?

Nel 1982, un milione di persone in Europa usava regolarmente sistemi elettronici di comunicazione e di elaborazione dati, servendosi di quasi quattrocentomila terminali installati; si calcola che nel 1987 ce ne siano un milione e 620 mila, con sei milioni di utenti. Si tratta di un'espansione che non si può definire più unicamente economica, ma che è radicata ormai definitivamente nella cultura della nostra epoca.
Ormai la vita operativa delle aziende è basata sulla maggior quantità di dati immediatamente utilizzabili, e questo è il grande futuro "futuribile" della telematica e dell'informatica, a lei strettamente collegata. In pratica, si tratta di combinare tra loro telefono, televisione e computer, per agevolare il più rapido passaggio di dati dal "magazzino" all'utenza.
Gli ottantamila terminali di rete operanti in Italia nel 1982 diventano quasi duecentomila nel 1987: ne consegue che i 113 miliardi di unità d'informazione numerica (bit) trasmessi durante una giornata lavorativa del 1982 diventano quasi novecento miliardi durante una identica giornata di cinque anni dopo.
Anche la rete telex italiana si sta adeguando al passo degli altri Paesi industrializzati, arrivando a un totale di trentamila linee con l'aggiunta - alle tre centrali da tempo in funzione di Torino, Milano e Palermo - delle nuove centrali di Roma, Bari, Padova, Ancona, Genova, Firenze e Napoli. Accanto ai servizi di telex nuovi servizi sono stati avviati quelli di Televideo e Videotel, che portano il progresso informatico e telematico a casa di ogni cittadino, potenziandone tutte le possibilità di informazione e di intervento sui dati.
La portata di questa rivoluzione è immensa: tale che si può paragonarla a quella delle grandi rivoluzioni tecnologiche dell'era moderna come il vapore, il motore a scoppio, l'elettricità, l'energia atomica.

PERCHÉ IL COMPUTER SI CHIAMA COSI'?

La parola inglese "computer" significa "calcolatore" o "calcolatrice" (sottinteso: "macchina"). Il suo uso anche in italiano e nelle altre lingue del mondo industrializzato è dovuto al fatto che gli antenati dei moderni elaboratori o "cervelli elettronici" furono appunto quelle prime rudimentali macchine, a cominciare dalla calcolatrice a ingranaggi realizzata dal filosofo e matematico tedesco G. W. Leibniz nel 1671, che fu preceduta dalla più semplice addizionatrice a ruote costruita nel 1642 da francese Blaise Pascal.
Già nel 1887 un nuovo tipo di macchina, detta aritmometro, dovuta al francese L. Bollée, eseguiva la moltiplicazione direttamente e non mediante addizioni successive come accadeva prima. Frattanto, l'inglese Charles Babbage aveva creato la sua "macchina differenziale" per il calcolo automatico delle tavole logaritmiche e trigonometriche (nel 1822), mentre numerose altre macchine, utilitarie, come i telai Jacquard, o voluttuarie come i "piani a rulli" e gli "organetti di Barberia" (così curiosamente chiamati dal nome del loro primo costruttore agli inizi del Settecento, che fu un Barbieri di Modena) funzionavano mediante schede perforate, antenate di quelle dei primi calcolatori.

PERCHÉ IL COMPUTER È TANTO IMPORTANTE?

Ogni studente dell'Università del Michigan, negli Stati Uniti, di qualsiasi facoltà e con qualsiasi curriculum di studi, dall'educazione fisica all'africanistica, deve ormai conoscere l'abc del funzionamento dei computer e saperli usare, se vuole conseguire il diploma di laurea. Questo perché a ogni studente viene assegnato un numero personale d'identificazione che gli serve per avere accesso ai quattrocento terminali installati nell'università.
L'uso della tecnologia informatica e dei sistemi computerizzati non è infatti più riservato agli studenti delle sole facoltà scientifiche, ma è esteso a tutti, ampliando così le facoltà operative normali di ciascuno: lo studente delle facoltà umanistiche può ricercare e consultare i suoi testi col computer, lo studente di musica può comporre al computer brani musicali e paragonarli con altri; l'elaboratore collega gli studenti con le biblioteche e i centri di ricerca delle altre università degli Stati Uniti e può collegarli con altri centri di elaborazione dei dati in tutto il mondo.
Questa organizzazione moderna della ricerca ridurrà enormemente i costi ed i tempi, e ciò in ogni campo operativo esistente; per cui è già stato detto che nel breve volgere di qualche anno, chi non conoscerà almeno i rudimenti del calcolatore e dell'informatica si muoverà a disagio, nel mondo del lavoro e della cultura, come chi, un secolo fa, risultava analfabeta.

PERCHÉ BISOGNA CONOSCERE IL LINGUAGGIO DEL COMPUTER?

Per utilizzare gli innumerevoli tipi di calcolatori creati dall'industria onde sopperire alle più diverse esigenze operative è necessario impadronirsi del loro linguaggio a base binaria; ma non basta: esso costituisce solo l'alfabeto comune a tutti, che poi occorre saper articolare nei singoli linguaggi. L'architettura di un elaboratore elettronico comprende una unità centrale (composta dall'unità di governo, dall'unità aritmetico-logica e dalla memoria principale) e tante unità periferiche (unità di entrata e di uscita dei dati, memorie ausiliarie): tutto questo complesso di apparecchiature si chiama "hardware". Il complesso dei programmi che consentono all'elaboratore di funzionare è stato invece chiamato "software".

PERCHÉ IL COMPUTER USA LA NUMERAZIONE BINARIA?

La numerazione che siamo abituati a usare è una numerazione decimale: mediante le cifre che vanno da 1 a 0 (10) noi possiamo esprimere tutti i numeri, quindi tutti i dati numerici che ci servono. Il calcolatore e elettronico non può adoperare questo sistema troppo complesso, poiché esso utilizza impulsi elettrici o magnetici che possono essere o accesi o spenti, come lampadine. Poiché alla cifra "1" si può dunque associare una stato elettrico (o magnetico), e alla cifra "0" l'assenza di tale stato, un segnale di qualsiasi genere verrà individuato da una successione determinata di "0" e di "1", un po' come - nell'alfabeto Morse - le diverse lettere sono espresse con un'adeguata successione di punti e di linee. Mandando questi segnali "digitali", cioè in cifre, a uno schermo televisivo, si ottengono immagini da utilizzare per fini diversi. Servono ad esempio per la creazione di grafici ed istogrammi per rappresentare tendenze di mercato o per raffigurare e confrontare le produzioni industriali, per programmare le diverse fasi di lavorazione di un prodotto, per individuare i fattori che possono modificarne i tempi di produzione.
Mediante le procedure dette CAD (Computer Aided Design) e CAM) Computer Aided Manufacturing), è possibile, inserendo i dati dimensionali nel computer, ottenere il progetto di un ingranaggio o di un pezzo meccanico, o di un circuito elettronico. La macchina elabora i dati e presenta sullo schermo il disegno costruttivo regolarmente quotato, come se lo avesse fatto a mano il progettista. Mediante una stampante, se ne possono poi ottenere anche copie su carta, da utilizzare nei reparti di produzione.